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L’Italia in Saldo, la fuga del made in Italy.

Alla luce della recente  acquisizione di Ducati da parte di Audi occorre rispolverare la situazione del Made in Italy al fine di stimare se è in atto o meno un depauperamento delle italiche risorse.

Ricordiamo che:

–          La famiglia che controlla il brand Bulgari ha ceduto il 50% della proprietà alla francese Louis Vuitton Moet Hennessy che già deteneva  Acqua di Parma, Emilio Pucci e Fendi.

–          La maison Gianfranco Ferrè è stata ceduta al Paris Group di Dubai.

–          Gucci è stata venduta nel 2001 alla francese Pinault-Printemps-Redoute.

–          Il pacchetto azionario di Coccinelle è detenuto integralmente dai Coreani E-Land Europe, che già possedevano il marchio emiliano Mandarina Duck

–          Valentino è controllato dalla britannica Permira.

–           Safilo (Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali) è finita nelle mani del gruppo olandese Hal Holding.

–          Standa è finita nel 2001 nelle mani del gruppo tedesco Rowe.

–          Russian Standard possiede il 70% di Spumanti Gancia.

–          Unilever (multinazionale anglo – olandese) è proprietaria di Algida, Riso Flora e confetture Santa Rosa.

–          Fiorucci è stata ceduta ad imprenditori giapponesi.

–          AR Pelati è stata acquisita dalla società Princes controllata dalla Giapponese Mitsubishi

–          La transalpina Lactlalis ha acquisito i marchi Galbani e Invernizzi, Cademartori, Locatelli, Président e Parmalat

–          La spagnola Sos Cuetara controlla Minerva Oli, Carapelli, Bertolli e (dadi) Star.

–           Buitoni, Sanpellegrino, Baci Perugina, Valle degli Orti ed Antica Gelateria del Corso sono invece di proprietà della svizzera Nestlè.

–          Fastweb fa parte di Swisscom.

–          Omnitel è stata ceduta alla britannica Vodafone.

–           Wind è controllata da imprenditori egiziani.

E’ pur vero che vale anche il contrario (Barilla compra Wasa e Harrys’s, Luxottica fa shopping in  America e compra Ray – Ban) ma per ogni azienda italiana che cresce all’estero, tre holding straniere si appropriano di marchi made in Italy.

Dopo la fuga dei cervelli, ecco la fuga dei marchi e delle imprese. L’Italia in saldo.

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