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FED: 3qe

Ben Bernanke, nella giornata di ieri ha annunciato che la FED acquisterà cartolarizzazioni di mutui per 40 miliardi di dollari al mese fino a quando le prospettive del mercato del lavoro statunitense non miglioreranno. Preoccupato dalle stime di crescita dell’economia americana riviste recentemente al ribasso e dalla stazionarietà del tasso di disoccupazione attorno all’8%, il presidente della Federal Reserve, sfruttando forse il rapporto inverso tra disoccupazione ed inflazione, ha promosso il terzo QE (quantitative easing), premettendo ad ogni modo che la politica monetaria non può rappresentare la cura di tutti i problemi economici. Immediatamente il cambio EUR/USD è balzato a cc. 1,31 ed anche i mercati europei hanno profittato della manovra americana dato lo scemare degli spread. Dopo Draghi, anche Bernanke ha risposto presente… Ora la palla passa alla politica troppo a lungo assente.

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Avviso ai naviganti: non si fa credito.

“Peggiora l’andamento dei prestiti delle banche alle imprese, a giugno (il dato è) ancora negativo, per il secondo mese consecutivo. Il mese scorso i finanziamenti alle società non finanziarie sono diminuiti dell’1,5% (tendenziale dodici mesi), con un peggioramento rispetto al -0,4% segnato a maggio”. (Il Sole 24 ore – 9 agosto 2012)

Quando causa ed effetto si miscelano le conseguenze sono deflagranti. La vexata quaestio è sempre la medesima  (diffusamente qui) e la soluzione non appare prossima. A monte il costo del denaro non è particolarmente elevato, grazie ai tagli sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale fortemente voluti da Mario Draghi ma, a causa di varie disfunzioni nella trasmissione delle politiche monetarie, a valle il discorso muta considerevolmente: il premio al rischio lievita decisamente. Cogliamo tuttavia anche qualche segnale di cauto ottimismo nella flessione del rendimento dei nuovi mutui concessi per l’acquisto della casa  (a giugno al 4,18% dal 4,33% di maggio) e nella flessione dei tassi  sulle nuove erogazioni di credito al consumo scesi rispetto a maggio dello 0,17%. Primi segnali di una lenta, lentissima ripresa?

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Il Draghi sconfitto.

“First of all governments need to go to the EFSF; the ECB cannot replace governments.” Chi, dopo le parole di Draghi del 26 luglio scorso, si attendeva un aiuto concreto da parte dell’Eurotower a sostegno dei PIIGS è rimasto fatalmente deluso. Tassi invariati e nessun chiaro piano di acquisto bond: alle parole non sono seguiti i fatti. Il Ftse Mib è passato in pochi minuti da un positivo +2% ad un allarmante -3.5%, lo spread in violenta ascesa, ha raggiungo quota 500. La sensazione è che agosto sarà un mese caldo, non solo da un punto di vista atmosferico. Entro la fine di settembre, la pressione estiva dovrebbe poi tradursi in una richiesta di aiuti internazionali con consenguente cessione di sovranità (secondo il dictat tedesco) ovvero in una nuova manovra straordinaria. Tutto questo mentre la Confcommercio sottolinea come nel 2012 ci saranno oltre 20 mila chiusure di negozi e “forse la stima potrebbe essere anche ottimistica”. Oggi Draghi ha segnato il passo. Mala tempora currunt. Ancora.

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