“Ogni volta che qualcuno taglia la sua spesa, sia come individuo, sia come Consiglio Comunale o come Ministero, il mattino successivo sicuramente qualcuno troverà il suo reddito decurtato; e questa non è la fine della storia. Chi si sveglia scoprendo che il suo reddito è stato decurtato o di essere stato licenziato in conseguenza di quel particolare risparmio, è costretto a sua volta a tagliare la sua spesa, che lo voglia o meno.”
Una spirale perversa che prende il nome di manovra recessiva,efficacemente esemplificata dalle parole di Keynes, attanaglia allo stato attuale il nostro paese. Scevri da qualunque considerazione politico-partitica occorre notare come alle misure di austerità non siano seguiti provvedimenti atti a stimolare la crescita. La deflagrazione della crisi è stata attutita principalmente dai prestiti concessi dalla BCE alle banche europee al tasso dell’1%. Costituzionalizzato il pareggio di bilancio, secondo l’ultimo Def del FMI questo non verrà raggiunto prima del 2017, e la previsione rischia persino di peccare di ottimismo dato che ,secondo quanto emerge dal G20 Cannes Summit Final Compliance Report, “l’Italia non ha rispettato il suo impegno all’adozione di un approccio differenziato fra consolidamento fiscale e stimolo alla crescita“. Forse una manovra espansiva una volta riorganizzato portata a compimento una riforma strutturale nazionale potrebbe rappresentare un’ alternativa? L’Europa, ligia ai rigore tedesco, ci preclude la possibilità di rispondere alla vexata quaestio.