Archivi del mese: dicembre 2011

BOTti di fine anno

Primo segnale di fiducia dei mercati nei confronti del sistema Italia. I Buoni Ordinari del Tesoro semestrali sono stati aggiudicati ad un rendimento del 3,25% annuo, in netto calo rispetto al premio al rischio assegnato lo scorso mese. Il decremento del tasso sui semestrali è attribuibile in larga parte alla recente azione di finanziamento delle banche messa in moto dalla BCE. Attenzione però ai facili entusiasmi, se il rischio default nel breve sembra essersi definitivamente allentato, il titolo decennale offre un ancora un rendimento del 7%, e domani va in asta…

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Buone feste!

Un sincero augurio di Buone Feste a tutti i lettori del DOkS blog. L’auspicio è che la serenità e la felicità che il Natale richiama vi possano accompagnare tutti i giorni. Non cediamo al pessimismo.

P.S. Speriamo che almeno Babbo Natale abbia lasciato uno Statuto nuovo di zecca nei pressi di Francoforte.

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Sale, sale e salirà (lo spread)


Il rendimento del debito italiano sovrano a 10 anni è tornato ad avvicinarsi prepotentemente alla soglia del 7%, issandosi a quota 6,98%, con un differenziale di 502 pb rispetto agli omologhi teutonici e di 160 pb nei confronti di quelli spagnoli. Da più parti l’aumento odierno dello spread viene ricondotto agli esigui acquisti dei titoli di stato effettuati dalla BCE nei mercati  secondari. Secondo il sole 24 ore infatti la scorsa settimana, “L’Eurotower ha comprato bond per appena 19 milioni di euro rispetto ai 3,36 miliardi di euro della settimana precedente”… Mala tempora currunt

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Regimi e progresso.

A proposito del rapporto tra regimi totalitari e sviluppo…

Corea del Nord e Corea del Sud. Una delle due è un regime.  Quale?

… E pensare che c’è chi ha nostalgia del Fascismo.

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Intanto… Ci impoveriamo


Il centro studi di Confidustria ha previsto per il 2012 un decremento del Pil commisurabile nell’ 1,6% ed un tasso di disoccupazione in aumento al 9% conseguenzialmente al mancato reintegro di numerosi cassaintegrati. Numeri da brivido ed, a questo punto, inevitabili. La speranza è che il sangue e le lacrime versate dal popolo italiano non siano vanificate da lotte di caste intestine (politici, tassinari, farmacisti e qualsivoglia lobby), da una diffuso menefreghismo esterno (qualcuno ha detto Germania?), oltre che da un generale malcontento dei mercati nei confronti dei nostri titoli sovrani. I mercati infatti continuano a prediligere il debito spagnolo rispetto a quello italiano, in virtù del minor peso del debito pubblico iberico rispetto a quello peninsulare. D’altronde intaccare un passivo cosi esoso come quello nostrano, anche con lo strumento del pareggio di bilancio, appare arduo se non si consegue la chiave di volta utile al fine di stimolare la crescita. “L’aumento dei tassi a lungo termine sul debito pubblico italiano rispetto a quelli spagnoli e’ un segnale minaccioso” ha chiosato Roubini. Intanto… ci depauperiamo.

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Signoraggio e crisi.


Keynes affermava che: “L’inflazione è la forma di tassazione che il cittadinopiù difficilmente riesce ad evadere e che anche il governo più debole puòapplicare”. L’aumento del livello dei prezzi è dunque una tassa sulladetenzione della moneta ed è in larga parte commisurata all’aumentodell’offerta della stessa. Quando il governo batte nuova moneta, il valore diquella già circolante decresce. Attenzione: il ricavo che si ottiene battendomoneta è detto Signoraggio, ed il suo valore si amplia in maniera direttamenteproporzionale all’inflazione. In Italia nel periodo 1976-1985 l’entrate daSignoraggio hanno raggiunto, dato l’elevato tasso d’inflazione del ciclo, unapercentuale del 2,6% in rapporto al PNL. Negli anni successivo, al diminuiredel valore dell’inflazione, le entrate da Signoraggio si sono ridotteesponenzialmente fino a toccare il valore di 0,6 punti percentuali nel 1993.Dunque, constatato lo stretto controllo del livello dei prezzi operato dallaBCE e valutato il basso tasso d’inflazione prodottosi nel vecchio continentenell’ ultimo decennio, non comprendo come si possa correlare l’attuale crisialla tematica del signoraggio.  

Il tasso di inflazione in Italia

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Ricchi nullatenenti


Incongruenze paesane: in Italia 42mila barche, 188mila auto(con più  di 185 kw) e 518 aerei sonointestati a persone che dichiarano meno di 20mila euro. Inoltre più di 17milamacchine, 600 aeromobili e 26.500 yacht sono proprietà di chi dichiara una cifracompresa tra 20 e 50mila euro. La caccia agli evasori inizia da loro.Ricordando che secondo un articolo de “Il Sole 24 ore” del 10 luglio2010, il nero vale un sesto del PIL. Se tutti pagassimo le tasse, tuttipagheremmo meno tasse. 

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Caccia – manovra


Indignazione, sgomento, rabbia. Questi i sentimenti più in voga al diffondersi della notizia inerente l’impegno dell’Italia all’ acquisto di 131 caccia F – 35 per un esborso pari a 17 miliardi di dollari ovvero 13 miliardi di euro. In tempo di crisi e di manovre lacrime e sangue, il capitolo spese militari rappresenta uno dei tasti ai quali il popolo appare essere maggiormente sensibile. Lungi da me, voler emettere un qualunque giudizio sul (comunque) dispendioso acquisto di tali strumenti di morte, mi limito a sottolineare che le spese previste verranno ripartite su un periodo ragionevolmente lungo (fino al 2026), mentre le manovre finanziarie fin qui realizzate fanno riferimento al triennio 2012-2014 e che, nell’anno 2011, la quota di spesa della Difesa per suddetti velivoli si è attestata a 470 milioni di euro. Non miliardi, ma milioni. Pensare di risolvere i problemi di un paese, rinunciando “solo” ad una spesa del genere mi pare piuttosto pretenzioso, considerata anche la palese necessità di riforme strutturali della nostra amata Italia.

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Salva o rovina Italia? Spunti e riflessioni relative


Il decreto che dovrebbe salvare l’Italia è una manovra datrenta miliardi lordi, 17 conseguibili da maggiori entrate e 13 da minorispese. Dimostrato sia da accademici che dal FMI che l’aumento delle aliquotecrea fenomeni recessivi maggiori rispetto ad una riduzione delle spese, forseil rapporto tra entrate e tagli sarebbe potuto essere lievemente diverso masoggettivamente, visti i tempi stringenti, penso fosse difficile fare meglio.La ratio di fondo della manovra si riscontranella maggiore attenzione ai patrimoni(soprattutto immobiliari) che subiranno un esoso aggravio delle imposte a causadella “Super – Imu sperimentale”. Dal secondo semestre del 2012lieviterà anche l’Iva, aumentando di due punti percentuali (più altro mezzopunto probabile nel 2014), andando probabilmente a deprimere i consumi. Adispetto di ciò, a mio avviso, la problematica maggiore posta dal decreto deriva indirettamente dalla necessaria riforma del sistema previdenziale. Assunto che l’incremento dell’età pensionabile porterà seco problemi di produttivitàdel lavoro (un 65enne rende meno di un 30enne), come potrà aumentare la competitivitàdelle nostre imprese, “gravate” sempre maggiormente da lavoratoriesausti? Una soluzione potrebbe sostanziarsi in una sorta di part – time perultracinquantenni, i quali rinunciando a quota parte del proprio stipendio,potrebbero appropinquarsi alla sospirata pensione senza sopportare lunghegiornate di lavoro improduttive, liberando cosi spazio e risorse economiche afavore dei giovani in cerca di occupazione, sicuramente più produttivi eprobabilmente maggiormente bisognosi di denaro.

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Il "miracolo" islandese


103 mila chilometri quadrati e 320mila abitanti, secondo Wikipedia, fanno dell’Islanda il paese europeo meno abitato (escludendo i microstati). Nell’ottobre 2008 l’ex colonia danese ha visto collassare sotto il peso dei propri debiti le sue 3 maggiori banche, crisi che ha bloccato de facto l’intera economia insulare. Vittima di uno squilibrio nella bilancia dei pagamenti ed impossibilita a dar fiato alle proprie finanze autonomamente, l’Islanda ha chiesto assistenza al FMI, assoggettandosi alle sue condizioni e ricevendo fondi per 5 miliardi di euro (il 40% del PIL). Forte dei prestiti internazionali, l’Islanda è riuscita a risollevarsi grazie alla svalutazione della propria valuta, che ha permesso un aumento delle esportazioni, congiuntamente ad un sistema retributivo abbastanza  flessibile. Appare dunque lapalissiano che l’Islanda non ha abbia realizzato alcun default sul proprio debito, limitandosi a non pagare i debiti di una propria banca privata (in seguito nazionalizzata) nei confronti di Regno Unito ed Olanda. Cercasi altro miracolo.

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