Archivi del mese: gennaio 2012

In discesa



Nella giornata di ieri il Tesoro ha collocato per l’importomassimo offerto di 4,5 miliardi i CTZ ad un rendimento del 3, 76%, in nettoribasso rispetto al 4,85% dicembrino. Trend discendente confermato anchenell’asta odierna dall’interesse sui Bot. Il Tesoro ha, infatti, collocato isuoi Buoni Ordinari ad un tasso dell’ 1,7%, di molto inferiore rispetto alpremio al rischio scontato nell’ultima asta (3,25%). Buone notizie anche dalfronte spread, sceso per la prima volta dopo diversi mesi sotto quota4%.Segnali incoraggianti, frutto anche del finanziamento triennale della Bce, cheha permesso, congiuntamente all’impegno interno del governo Monti, il manifestarsidi un’ inversione di rotta nei rendimenti dei bond italiani. A Cesare quel cheè di Cesare: il governo tecnico fin’ora ha saputo interpretare gli umori deimercati e dell’UE (forse non della Germania) in maniera impeccabile… Resta dacomprendere il più complesso umore del popolo.

Bond 2 anni
Bond 5 anni

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Affermazioni e negazioni

Corriere.it attribuisce al direttore del Dipartimento degli Affari di Bilancio dell’FMI, Carlo Cottarelli le seguenti dichiarazioni:

 “L’Italia ha tre cose che deve fare. La prima è l’aggiustamento di bilancio, che già sta facendo a giusta velocità, con l’avanzo primario che migliorerà di oltre il 3 punti percentuali del PIL quest’anno. La seconda cosa sono le riforme strutturali, che l’Italia sta facendo, come mostrano le misure di liberalizzazione proposte dal premier Mario Monti. La terza cosa va al di là di quello che Italia può fare da sola, ed è la necessità di un firewall dell’Europa più grande

Al di là delle asserzioni di Cottarelli sulla cui veridicità si è sollevato un vespaio di polemiche, la sensazione personale, più volte ribadita in questo spazio, è che le parole (vere o presunte tali) del membro del FMI non siano campate per aria e possano essere adeguatamente correlate al giudizio recentemente espresso anche da S&P. In sintesi il nuovo esecutivo Monti, a costo di immani sacrifici, sta svolgendo egregiamente il suo compito, l’Europa, all’opposto, sta sonnecchiando, guidata da una Germania – forse – poco lungimirante. Lo spread in discesa degli ultimi giorni (oggi quota al 4,18%) non deve illuderci: senza una strenua collaborazione europea la recessione potrebbe ancora infittirsi. In questo momento l’auspicio non può che essere quello di augurar(ci) che il vaticinio di Monti circa una prossima evoluzione dell’atteggiamento tedesco nei confronti delle politiche di aiuto ai paesi in difficoltà dell’aria Euro, trovi presto riscontro nella realtà.

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Kaput


Secondo l’ultima previsione del Fondo Monetario Internazionale la recessione non si limiterà a nidificare tra l’Adriatico ed il Tirreno solamente nel 2012, i suoi effetti si protrarranno anche nell’anno successivo. A parer dell’Istituto presieduto da Cristine Lagarde il Pil italiano subirà un arresto quantificabile attorno al 2,2% nel 2012, ed allo 0,3% nel 2013. “La ripresa globale e’ minacciata dalle crescenti tensioni nell’area dell’euro” vaticina a ragione il FMI. L’Europa latita. La Germania rinforza la dose e per bocca di uno dei suoi massimi dirigenti boccia gli interventi della Bce sul debito dei PIIGS, ribadisce che “l’Italia può fare il lavoro da sè“, e battendo il ferro bollente chiede tramite Asmussen misure di austerity ancora più grevi nell’aria euro. La  Germania sembra voler far da se, dimenticando, forse. che difficilmente potrà far per tre. Nel lungo periodo anche l’export teutonico ne risentirà e di conseguenza l’intera economia tedesca. Serve più Europa, decisamente di più. Virtus unita fortior.

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Rating celere cinese


Dagong Global Credit Rating Co. la principale agenzia di rating cinese, palesa probabilmente qualità divinatorie, anticipando di diversi mesi i responsi di S&P sui debiti sovrani. L’agenzia con sede a Pechino ha, invero, provveduto ad abbassare il rating francese da “AA” a “A+” già dallo scorso 8 dicembre,  il giorno dopo aver declassato il Belpaese a “BBB”. Assumendo come  attendibili le indicazioni cinesi, gli investitori dovrebbero iniziare a preoccuparsi anche circa il rating della Germania (AA+ outlook stabile), del Regno Unito (A+ outlook negativo) e degli U.S.A (A outlook negativo).  Apprensioni che tuttavia non devono assurgere al rango di ossessioni. Le qualità divinatorie riconosciute alla principale agenzia di rating cinese difatti, si riscontrano anche nei mercati, che alla riapertura degli scambi, hanno trascurato le valutazioni di S&P, giudicandole implicitamente tardive, dovute e lapalissiane. Il downgrade europeo era già stato scontato…  Anche dai cinesi.

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La magia sembra non finire mai…


Goldman Sachs ha rivisto al rialzo di 20 dollari il prezzoobiettivo per azione di Apple (da 530 a 550). In borsa l’azienda di Cupertino,dopo qualche mese di leggera flessione, ha ripreso a volare, portando le sueazioni al valore di 421,57 dollari con una valutazione di mercato che siattesta intorno ai 393 miliardi di dollari. Il tutto in attesa del prossimoevento Apple. La magia sembra non finire mai… 

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Un poderoso regresso


“La crisi che si é abbattuta sui mercati ha prodotto un risultatoparadossale a Piazza Affari: le principali banche italiane capitalizzano all’incircaquanto la sola Bnp Paribas o poco meno del Bbva. Gli istituti milanesi presentinel paniere Ftse Mib, ovvero Banco Popolare, Bper, Bpm, Intesa Sanpaolo, Ubi eUnicredit, hanno un valore complessivo meno di 35 miliardi di euro (38,5miliardi considerando anche Mediobanca, che però è soprattutto banca d’affari),mentre la sola BnpParibas capitalizza circa 34,8 miliardi e il Bbva 37,6miliardi.” (Il sole 24 ore).

Il naufragio della banche italiane rischia di trasformarsiin un’enorme stretta del credito, che lapalissianamente si tradurrà in un aggraviodella fase recessiva prossima ventura. In questo scenario ogni folata di ventorischia di tramutarsi in tempesta e cosi la brezza proveniente da Budapest (in concorsocon altre motivazioni) ha spinto Unicredit ai minimi da 19 anni. Un poderosoregresso.

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C’è chi cresce


Nell’Europa dilaniata dalla crisi esiste un paese che ha chiuso il 2011 con 535.000 occupati in più rispetto al 31 dicembre dell’anno precedente (variazione positiva quantificabile nell’1,3%) e corrispettivamente un tasso di disoccupazione inferiore, per la prima volta dal 1990, al 6%. Inoltre nell’anno appena concluso il paese in analisi ha visto incrementare il proprio PIL del 3,0%  con un deficit pubblico che nel giro di 365 giorni è passato dal 4,3% del 2010 all’1,3% del 2011. Ora chi spiegherà ai tedeschi che nel vecchio continente dilaga la crisi? Chi chiederà loro un “sacrificio”? Se il gelo non si avverte, non si teme.

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